«Collaboratori dell’Opera creatrice di Dio: il lavoro nella Piccola Casa» è il tema dell’anno pastorale 2020-2021 al centro degli Orientamenti pastorali di padre Carmine Arice pubblicati lo scorso ottobre.
Il nuovo tema è in continuità con quelli degli scorsi anni, in particolare dell’ultimo, dove la Piccola Casa ha riflettuto sulla corresponsabilità di tutti i membri della grande famiglia cottolenghina nella missione carismatica.
L’unità del Corpo (cfr. 1 Cor 12,12) e il riconoscimento del valore di ogni membro che lo compone, come si è riflettuto nel corso nello anno pastorale 2019-2020, sono condizioni essenziali per servire con amore e competenza i destinatari dell’Opera cottolenghina.
«Ora», scrive padre Carmine negli orientamenti, «occorre considerare che il lavoro è la forma concreta mediante la quale collaboriamo con Dio perché, attraverso le nostre braccia, la nostra mente, il nostro cuore, la nostra offerta esistenziale e la nostra preghiera, Egli possa continuare ad amare i suoi figli, in modo particolare coloro che sono in maggiore difficoltà e sono vittime di quella cultura dello scarto che non accenna a diminuire nel nostro contesto sociale».
Perché proprio questo tema?
«Perché ritengo», risponde padre Arice, «che nel contesto socio-culturale del nostro tempo, sia necessario evangelizzare il lavoro; la mia impressione, infatti, è che si sia persa la coscienza della sua alta vocazione, quella cioè di prolungare l’opera del Creatore a favore dell’uomo e sia diventato piuttosto una condanna necessaria – quando si ha la fortuna di averlo – da scontare con sopportazione per il necessario sostentamento personale e della propria famiglia. La dimensione della fatica e la mera mercificazione dell’opera prestata, sembrano diventare predominanti sul possibile senso e sul valore intrinseco della laboriosità. E questo è drammatico perché nella vita molto tempo è dato proprio al lavoro. Da altri, invece, in senso opposto, il lavoro viene vissuto come esaltazione emotiva, soprattutto nei momenti di successo economico o di carriera, quasi come una dipendenza dalla quale non si può fare a meno».