IDENTITÀ

La Piccola Casa della Divina Provvidenza, più comunemente conosciuta come il “Cottolengo” dal nome del suo Fondatore, è votata alla cura delle persone povere, malate, abbandonate e particolarmente bisognose.

La Piccola Casa è una istituzione civile ed ecclesiale che ha come fondamento la Divina Provvidenza, come anima la carità di Cristo, come sostegno la preghiera, come centro i Poveri. Essa comprende suore, fratelli, sacerdoti e laici che a vario titolo realizzano le sue finalità.

L’opera nasce nel 1828 quando San Giuseppe Benedetto Cottolengo allestisce a Torino un primo “ospedaletto” per l’accoglienza dei malati che non trovano ricovero in altri ospedali.  Dopo quasi quattro anni la prima sede, nota come “Volta Rossa”, viene chiusa e dà inizio alla “Piccola Casa della Divina Provvidenza” in zona Valdocco (l’attuale sede centrale). Nel 1833 la PCDP viene riconosciuta giuridicamente con Decreto del Re Carlo Alberto.

VALORI

In un contesto in cui si afferma la cultura dello “scarto”, la Piccola Casa contrappone la cultura del dono e dell’amore intraprendente con il concreto e quotidiano gesto della cura, competente e premurosa, promuove la dignità di ciascuno nella sua originalità e diversità; prendendosi cura della persona nella sua dimensione umana e trascendente.

Ispirandosi a questa visione, la Piccola Casa continua a perseguire con crescente determinazione la propria missione. L’unica ragion d’essere della Piccola Casa è, da sempre e ancor oggi, prendersi cura delle vite fragili, sofferenti e povere, offrendo risposte concrete.

GLI STRUMENTI

San Giuseppe Cottolengo insegna che la Divina Provvidenza “per lo più adopera mezzi umani”. Per questo, ogni operatore nel settore assistenziale, educativo, sanitario, pastorale, amministrativo e tecnico con la sua responsabilità, competenza e generosa dedizione, diventa “strumento” della Divina Provvidenza al servizio dei Poveri. Tutte le persone che lavorano all’interno delle case del Cottolengo si pongono come strumenti per accogliere, curare e accompagnare le persone nella soddisfazione delle loro necessità di beni materiali e spirituali, aiutandole a riconoscere in loro stesse una dignità spesso perduta e calpestata.

San Giuseppe Benedetto Cottolengo

San Giuseppe Benedetto Cottolengo è il fondatore della Piccola Casa della Divina Provvidenza. Nasce il 3 maggio 1786 a Bra, una cittadina della provincia di Cuneo, in una famiglia medio borghese con salde radici cristiane. È primogenito di 12 figli, di cui 6 muoiono in tenera età.

Fin dalla sua fanciullezza, dimostra grande sensibilità verso i poveri. Sceglie la via del sacerdozio, seguito anche da due fratelli. Compiuti gli studi filosofici e teologici, Giuseppe Benedetto Cottolengo è ordinato sacerdote l’8 giugno 1811. È viceparroco a Corneliano d’Alba, successivamente riprende gli studi e si trasferisce a Torino, dove nel 1816 si laurea in teologia presso la Regia Università.

Due anni dopo è nominato canonico e viene aggregato al gruppo di sacerdoti teologi addetti alla chiesa del Corpus Domini di Torino. Negli anni tra il 1822 e il 1827, don Giuseppe Benedetto Cottolengo vive una crescente sensibilità spirituale, un deciso distacco dagli interessi materiali e una forte tensione e ricerca verso un nuovo modo di vivere la sua vocazione sacerdotale.

La svolta

Il 2 settembre 1827 avviene la svolta decisiva. Don Giuseppe Benedetto Cottolengo ha 41 anni quando viene chiamato al capezzale di una donna, madre di tre bambini, e in attesa del quarto, non accolta negli ospedali cittadini perché in nessuno è riconosciuta in condizioni da potervi essere ricoverata. Il Cottolengo è testimone della sua morte. Fortemente colpito dal triste episodio il Santo decide di dare inizio a una piccola infermeria per evitare il ripetersi di casi simili.

 

Fondatore di una casa

Il 17 gennaio 1828 apre a Torino, in un alloggio preso in affitto in via Palazzo di Città, il “Deposito de’ poveri infermi del Corpus Domini” (detto anche: Ospedaletto della Volta Rossa),  nel quale ricovera ammalati che non trovano accoglienza negli ospedali cittadini. Qui, grazie alla generosa disponibilità di alcune signore, in particolare della vedova Marianna Nasi Pullino – considerata cofondatrice dell’opera – e di volontari, inizia la sua opera.

Nel settembre del 1831 a causa del colera che dilaga a Torino, chiude la piccola infermeria per disposizioni della pubblica autorità. Tuttavia, sorretto dalla fede nell’azione di Dio, il Cottolengo è ispirato ad aprire, nel 1832, una nuova casa nel quartiere torinese Valdocco o Borgo Dora (dove attualmente trova ancora la sua collocazione), e che chiama “Piccola Casa della Divina Provvidenza”.

In tale istituzione il Cottolengo accoglie i malati esclusi dagli altri ospedali e diverse persone povere e bisognose: disabili, epilettici, sordi, invalidi, orfani e offre loro casa, cura sanitaria, assistenza, educazione, istruzione. La “Piccola Casa della Divina Provvidenza” è riconosciuta ufficialmente dal Re Carlo Alberto con Regio Decreto il 27 agosto 1833.

Fondatore di famiglie religiose

Alla Piccola Casa aumenta il numero dei ricoverati e don Giuseppe Cottolengo pone alcune famiglie religiose al loro servizio. Per l’attività sanitaria, assistenziale ed educativa verso le persone accolte nella Piccola Casa, dapprima si avvale di volontari, per lo più donne, poi nell’estate del 1830 dà inizio ad una congregazione di Suore; verso la fine del 1833 dà avvio ad una comunità di religiosi laici, i Fratelli, e nel 1839 ad una comunità di Sacerdoti. Queste tre comunità hanno lo scopo di coadiuvarlo e di continuare nel tempo a realizzare il suo ideale di carità.

Negli ultimi anni della sua vita, tra il febbraio del 1840 e il giugno 1841, fonda anche 5 monasteri di vita contemplativa, di cui 4 femminili e 1 maschile (quest’ultimo durò solo 10 anni).

 

Il rapporto con i poveri

Il Santo vede nei poveri, l’immagine più amabile di Gesù e non dimentica mai di servirli con grande rispetto e stima, riservando uno speciale affetto per i più indifesi.

Lo guida una convinzione profonda che ripete spesso: “I poveri sono Gesù e come tali bisogna servirli. Se voi pensaste, e comprendeste bene qual personaggio rappresentano i poveri, di continuo li servireste in ginocchio”.

La morte

La morte lo coglie il 30 aprile 1842 a Chieri a 56 anni.